Bangkok

By alex ercolesi - mercoledì, marzo 15, 2017


Krung Thep Mahanakhon Amon Rattanakosin Mahinthara Ayuthaya Mahadilok Phop Noppharat Ratchathani Burirom Udomratchaniwet Mahasathan Amon Piman Awatan Sathit Sakkathattiya Witsanukam Prasit “, per gli abitanti abbreviato in Krung Thep per gli altri semplicemente Bangkok, città che già nel nome il più lungo e impronunciabile mai esistito si annuncia una metropoli molto particolare e unica anche all’interno della stessa Asia.

Per molti è una meta forzata poiché sbarcando hanno subito un volo per altre destinazioni della Thailandia oppure dell’Asia, per altri è un breve stop over di un paio di giorni vogliosi di fuggire verso le calde spiagge del Sud o sulle fresche colline del Nord, chi invece decide di fermarsi a Bangkok farà un’esperienza unica.
Bangkok provoca forti emozioni diametralmente opposte; disgusto, disperazione, allegria, amore, ma persino chi al primo approccio la odia se avrà modo di tornarci, viverla, capirla, la amerà. Bangkok è una città che richiede dedizione, come un figlio dal carattere difficile ma pieno di slanci d'amore, non si può pretendere di visitarla alla stessa maniera di come si visita qualunque altra città del Mondo altrimenti si rimarrà delusi.
Essa racchiude tutte le sfaccettature della Thailandia, esotica, formicolante, egocentrica, caotica, vitale, energica, festosa, spigolosa e gentile, colma d’umanità, ricca di contrasti portati all’estremo; la sua modernità e antichità, l’arcaico e il futuro, la sua voglia d’occidente e le sue irrinunciabili tradizioni, la materialità e la spiritualità, le sue trasgressioni ma anche la sua religiosità che approccia la vita in maniera filosofica.
Bangkok è refrattaria a qualsiasi moda o tendenza, questo lo si denota anche osservando giovani e meno giovani in giro per la città, ognuno con la propria personalità e originalità nel modo di essere, Bangkok la “Città degli Angeli” è una città dalle tante anime, un insieme di mondi paralleli e microcosmi, luoghi e sotto luoghi, che solo lasciandosi guidare senza esitazione saremo in grado di scoprire poco alla volta.

Bangkok è una città  in continuo movimento che non dorme mai, un condensato di umanità che mostra con orgoglio le sue diversità e contrasti; l’orribile, il raccapricciante, il brutto coesistono con momenti di pura grazia e bellezza che si scorgono anche negli angoli più squallidi della città.
Grattacieli di vetro scintillanti, condomini di lusso, show room alla moda, convivono pacificamente con palafitte di legno, antichi templi, alberi sacri, casette degli spiriti e altarini per gli Dei. 
Locali di tendenza, sfarzosi ristoranti e centri commerciali ultramoderni si alternano a brulicanti mercati di ogni sorta e genere dove il disordine e l’improvvisato rientrano nella quotidiana normalità, e poi ancora bancarelle, carrettini, sarti e ciabattini da strada, venditori di talismani e indovini, tanto cari a Terziani che qui ha vissuto parte della sua vita. Frenetiche strade con svariate corsie perennemente pervase dal caos si snodano in un intreccio di viadotti, sopraelevate, ponti pedonali e sottopassi, convivendo a spalla a spalla con labirintici vicoletti, viottoli sterrati, angoli di campagna tropicale e antichi canali. 
A Bangkok si contrappongono  quartieri moderni e quartieri antichi, improbabili autobus di una epoca passata e l’avveniristico Skytrain, la moderna metropolitana sopraelevata che  infilandosi come un enorme serpente di cemento tra i grattacieli, taglia orizzontalmente la città generando un ennesimo contrasto tra un sopra e un sotto.
Un sopra futuristico con lo Skytrain che corre veloce ordinato e  fin troppo fresco, tra grattacieli, condomini e centri commerciali ai quali spesso si accede senza toccare terra camminando su skywalking tirati a lucido e sempre ordinati.
Un sotto che assomiglia ad un girone Dantesco: cielo oscurato dai piloni e piattaforme adiacenti alle stazioni dello Skytrain, traffico, caos, rumore, caldo asfissiante, gas di scarico, fumarole da pollo e porco arrostiti, vapori da zuppe e poi gli “odori di Bangkok fatti da incenso, gelsomino, citronella e canfora che si miscelano con quelli del fritto, dell’arrostito, dei curry, poi quelli dolciastri e quelli aspri della fogna, creando assurde fragranze che pervadono l'aria. 
Sui sottostanti marciapiedi vige un’anarchia assoluta; cucine, carretti, ambulanti, mendicanti, mototaxi, tavolini e sgabelli tutti ammassati su ogni centimetro quadrato lasciato libero dalle estensioni abusive delle shophouse, dalle cabine elettriche, da quelle del telefono, dai piloni di cemento pressato che sostengono dedali ingarbugliati di fili elettrici, e dai pali zincati che reggono cartelli pubblicitari e direzionali. 
I marciapiedi di Bangkok sono un percorso ad ostacoli aggravato anche da continui saliscendi su rialzi o buche alla pavimentazione provocate dalle violente piogge monsoniche, però a volte basta infilarsi in una vicolo laterale per scoprire tutta un’altra Bangkok che può essere rappresentata da scorci di verde e rigogliosa natura tropicale oppure antichi canali dove la vita procede con ritmi lenti come quelli del suo fiume, da suntuose residenze e distinti condomini oppure antichi villaggi tradizionali miracolosamente scampati al cemento e dove ancora oggi esiste un concreto senso di comunità.
Bangkok è pronta a stupire e rivelare una sorpresa in ogni momento, è la città dove è facile cambiare idea o tragitto prefissato, essa mostra scorci di vita autentica, segreti e sogni dei suoi abitanti e i suoi fieri contrasti sono il segreto del suo fascino seduttivo; un miscuglio di acre e di dolce, di antico e moderno, di patinato e scalcinato, di sacro e profano.
Conoscere a fondo Bangkok o meglio la Thailandia  farà comprendere che nella vita forse davvero esiste la felicità di cui tutti parlano o cercano, basta seguire la strada della semplicità e della gioia di vivere la vita così come viene, sempre e comunque, con compostezza e serenità che sono elementi fondamentali alla base della cultura Thailandese e del loro proverbiale sorriso sfoggiato in ogni situazione, anche per quelle tristi con il sorriso appena abbozzato definito “Yim Me O”, tradotto “vorrei sorridere ma non riesco”.

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