Sol Heng Thai Mansion, quattro passi a Talad Noi

By alex ercolesi - mercoledì, aprile 01, 2020


Incastonata nei tortuosi vicoli di Talat Noi, mimetizzata da un susseguirsi di abitazioni e officine, da scene di strada e da convenevoli della gente del posto, dietro un portale di lacca rossa si cela l’ultima casa pagoda di Bangkok.



L’area a ridosso del fiume compresa tra River City e Chinatown è conosciuta come Talad Noi che originariamente era abitata dai portoghesi fuggiti in seguito alla caduta di Ayutthaya (1767), poi nel corso dei decenni successivi si insediarono gruppi etnici cinesi, hokkien, teochew, hakka e vietnamiti, allontanati dalle terre destinate alla costruzione della capitale del nuovo regno.
Talad Noi per circa due secoli è stato il centro del commercio marittimo ma a seguito del suo declino c’è stata la riconversione nel commercio di ricambi automobilistici che oggi caratterizzano questa zona.
Qualche anno fa l’amministrazione locale decise di valorizzare questi vicoli a ridosso del fiume ricchi di storia ma decadenti, promuovendo manifestazioni, allestimenti, eventi artistici e culturali, specialmente in concomitanza con la settimana del design o della moda, creando un vero e proprio itinerario culturale a Talad Noi che oggi attira molti visitatori soprattutto thailandesi amanti di questo quartiere che usano come sfondo per le foto che postano sui social.
Passando davanti al Royal Orchid  Sheraton e al River City Complex  appena poco più avanti inizia il percorso a Talad Noi; la prima tappa è la Chiesa del Rosario
Questa chiesa è conosciuta anche con il nome di Wat  Kalavar e si trova nel cortile della scuola Kularb Witthaya, essa sorge sulle rovine di una chiesa costruita nel 1787 dai cattolici portoghesi in fuga dall’invasione e distruzione del Regno di Ayutthaya da parte dei birmani e a tal proposito fu chiamata chiesa del calvario. La chiesa originaria distrutta da un incendio fu poi ricostruita nel 1897 in stile gotico come chiesa del santo rosario.

Seguendo il corso del fiume, appena dopo la chiesa si distingue per il suo impeccabile restauro la prima sede commerciale della Banca del Siam, splendido edificio in stile neoclassico sulla banchina del fiume, circondato da un giardino che spesso ospita eventi fotografici, questo edificio fu costruito nel 1910 dal torinese Mario Tamagno.
Continuate a camminare lungo soi vanit 2 e dopo pochi metri all’angolo con la Trok San Chao Rong Kuek (anticamente le soi venivano chiamate trok) svoltate a sinistra infilandovi in questo angusto vicolo che è la porta d’ingresso a Talad Noi. 


In questo vicolo i muri di cemento sono diventati una grande tela pubblica per murales artistici, poco più avanti si trovano piccole botteghe casalinghe che si improvvisano durante gli eventi del quartiere, mentre in fondo sulla destra non si vede ma c'è una singolare caffetteria, Mother Roast, allocata al secondo piano di un deposito dove sono ammassati ricambi automobilistici d'ogni sorta, entrate senza timore nell’officina e salendo vecchie scale di legno scricchiolanti si giunge sul terrazzino dal quale si accede al caffè.


Proseguendo lungo il vicolo in prossimità del fiume si erge il piccolo santuario Rong Kuak, confinante con gli edifici del dipartimento marittimo questo santuario è stato edificato sulla banchina del fiume dalla comunità cinese-hakka circa 200 anni fa. Dal colore rosso vivo, dagli intagli sul tetto e dalle pitture murali oramai scolorite, questo santuario è caratterizzato dalle porte ottagonali e dalla statua di Hon Wong Kung, primo imperatore cinese della dinastia Han ospitata al suo interno. Il santuario diventa molto frequentato sia durante il capodanno cinese sia quando si svolge la cerimonia di Hong Wong Kung in onore dell’anniversario di Cai Shen, dio della ricchezza e della fortuna le cui celebrazioni cadono il dodicesimo giorno nel nono mese dell’anno lunare cinese, solitamente verso fine ottobre.

Appena dopo il santuario seguendo un percorso obbligato tra i vicoletti a destra che fiancheggiano il fiume un piccolo cartello appena leggibile indica Baan Rim Naam, un magazzino risalente al periodo del Re Rama II. Questo complesso del 1800 comprende alcuni piccoli capannoni, un giardino e un pontile sul fiume, recentemente recuperati e convertiti in uno spazio contemporaneo che apre le sue porte al pubblico dal lunedì al giovedì con eventi, mostre o offerte culinarie. baanrimnaam.com

Procedendo nel medesimo vicolo poco più avanti sulla destra cercate un portale rosso con le classiche lanterne cinesi appese, questo è l’accesso all'ultima casa pagoda rimasta in città, Sol Heng Tai Mansion, indubbiamente il sito più singolare di questo percorso.
Questa dimora storica fu costruita nella prima metà del 1800 da Phra Aphawanit del clan Sol, un commerciante cinese  proveniente dalle regioni meridionali della Cina che si guadagnò le grazie del re  Rama III.



L'antica dimora Sol Heng Tai è costruita secondo uno schema dettato dalla cultura hokkien della Cina meridionale dell’epoca con alcune contaminazioni dello stile siamese, essa è composta da quattro edifici che circondano un ampio cortile e la casa padronale ne occupa la parte posteriore.
Le case che circondano il cortile sono a due piani e costruite principalmente con travi di teak unite tra loro senza utilizzare chiodi, le stanze del secondo piano sono in parte utilizzate come magazzini dove sono stipati oggetti appartenenti ad epoche passate, mentre quelle della casa padronale sono impreziosite da legni finemente intagliati ed antiche porcellane ma ciò che rende davvero incredibile questo posto è il suo cortile.
Un antico cortile dove è stata costruita una grande e profonda piscina che dal 2004 opera come scuola d’immersione, affiancata successivamente da un allevamento di beagle e recentemente anche da un piccolo caffè, tutte attività che contribuiscono al sostegno economico della famiglia Posayajinda, discendenti di settima e ottava generazione proprietari ed abitanti della mansione. 
Oggigiorno questa casa è dignitosamente in rovina, le spese di manutenzione sono a carico della famiglia che ha rifiutato numerose offerte per il suo restauro avanzate da alcune organizzazioni, cosi come ha rifiutato anche la vendita della mansione in quanto intende mantenere la piena proprietà di questo immobile che si tramanda da diverse generazioni.


Questa casa non è un museo o un luogo pubblico ma una casa privata ed abitata quindi entrateci con la dovuta educazione e soprattutto almeno prendendo una consumazione alla  modesta caffetteria, creata per generare entrare extra che contribuiscono al mantenimento della struttura e se poi avete la fortuna d'incontrare l'attuale matriarca, la signora  Duangtawan Posayajinda chiedetele pure di poter visitare le stanze della casa padronale, sarà ben felice di mostrarvi lo stile di vita e le tradizioni dell’antica cultura cinese.

Usciti dalla pagoda svoltate a destra e alla fine del vicolo vi troverete fuori in un piazzale con al centro il grande albero sacro, superate la vecchia fiat seicento arrugginita che oramai fa parte dell’arredo urbano del quartiere e quando arrivate al secondo albero sacro, svoltate immediatamente a sinistra verso il fiume infilandovi nell’ennesimo vicoletto.



Qui seguendo un percorso a zig zag si giunge al santuario di Chow Su Kong chiamato anche  Chao Zhou Shi Kong o San Jao Su Khong, costruito dalla comunità hokkien nel 1804  in stile architettonico della dinastia Ching che caratterizza la struttura del tetto.
Al suo interno i fedeli rendono omaggio al medico Chow Sue Gong, famoso per la sua conoscenza delle erbe medicinali e preparazioni galeniche testate sempre prima su se stesso, infatti, la leggenda narra che un medicamento sbagliato abbia reso il suo corpo nero, ecco perché la statua che lo rappresenta all’interno del santuario è nera. 

Se a questo punto del percorso vi sentite stanchi, potete rinfrescarvi al River Vibe Bar situato all’ottavo piano della River View Guest House che si trova proprio dietro il santuario, quassù ambiente rilassato e informale con vista panoramica sul fiume e su Talad Noi,  se invece optate per un semplice caffè poco dopo il santuario c’è Tai Guan Cafè, un’accogliente piccolo caffè in una casa centenaria chiamata “Tai Nguan Eng Ki” abitata per tre generazioni da commerciati cinesi sin dai tempi di Rama V.

Passando per il Puey Ungphakorm artistic park spazio espositivo nel verde a ridosso di decadenti ma affascinanti magazzini fluviali si lascia il fiume in direzione della Rotonda Odeon, la colorata porta in stile cinese conosciuta con il nome di Chinatown gate che segna l’ingresso del quartiere cinese.
Questa rotonda dove finisce il nostro percorso, è chiamata odeon dal nome del cinema che si trovava in precedenza in questo posto, infatti, la porta è stata costruita in tempi recenti, (1999) in occasione dei settantadue anni dell’allora re Bhumibol (Rama 9) e presenta due importanti ideogrammi cinesi; terra e cielo, e secondo la credenza della comunità cinese stare in questo punto preciso tra i due ideogrammi conferisce poteri speciali.

Prima di arrivare alla rotonda odeon, ci sono altre due soste lungo il cammino; il santuario di Siang Kong , piccolo tempio hokkien del 1871 ma soprattutto  il Wat  Pathum Khongka, antico monastero fondato durante il regno di Ayutthaya situato sulla soi Songwat, la sua vicinanza al fiume testimonia che era un tempio importante e che veniva utilizzato per le cremazioni reali, si narra che anche i famosi elefanti bianchi fossero portati qui quando erano in punto di morte, inoltre è molto popolare fra i thailandesi in quanto nella sua area a ridosso del fiume sorge la guest house più romantica della città resa celebre da un film strappalacrime campione di incasso ai botteghini, il Loy La Long Hotel.

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